Il Giappone è noto per le sue bevande assurde. Dopo le bevande al gusto di beacon, di medusa gigante o di tofu, l'annio scorso è arrivata una novità nel campo della birra: la birra dallo spazio.
Una bevanda che gli appassionati della Stazione Spaziale Internazionale non possono assolutamente perdere: dai semi di malto posti in orbita per cinque mesi nel modulo russo Zvezda della Stazione Spaziale ecco che arriva, in edizione limitata di soli 250 pacchi da sei, la Barley Space Beer, alla modica cifra di 110 dollari. Peccato sia disponibile solo nel mercato giapponese.
"Questa birra verrà venduta per scopi nobili, per contribuire a promuovere la scienza nelle scuole elementari, e per sviluppare la ricerca scientifica spaziale in Giappone e Russia" dichiarò la Sapporo, casa produttrice della Space Barley "ed i soldi raccolti saranno donati alla Okayama University".
La Sapporo Brewery, uno dei più famosi birrifici giapponesi, ha creato questa birra servendosi dei semi di malto rimasti in orbita per cinque mesi in un modulo russo della Stazione Spaziale Internazionale. La birra spaziale è frutto di una collaborazione tra la Sapporo Breweries, la Okayama University in Giappone e la Russian Academy of Science.
Forte dei suoi 5.5 di gradazione alcolica e di un gusto unico, la Sapporo ha inoltre dichiarato "Non c'è davvero nessuna birra come questa. Il nostro maggior rivenditore è il marchio Black Label, che utilizza ingredienti aggiuntivi come il riso. Questa birra invece non li utilizza, è davvero speciale".
La Space Barley è frutto di un progetto di colture orbitali a bordo della ISS assieme ad altri prodotti, come la lattuga ed i piselli, allo scopo di provare a rendere autonomi gli equipaggi di cosmonauti attraverso un insieme di vegetali coltivati in orbita, senza quindi dover dipendere da approvigionamenti forniti da continue missioni di rifornimento.
Tuttavia, Boris Morukov, cosmonauta che ha passato 11 giorni nello spazio a bordo della Stazione, sostiene che "dovremmo provare a coltivare patate, non creare vodka". Niente da obiettare, questo è certo. Ma forse una campagna di marketing come questa potrebbe dare qualche frutto insperato, raccogliendo fondi per una ricerca di più ampio respiro nel campo delle coltivazioni in orbita.
Per chi ha avuto la fortuna di assaggiarla chissà se è stata così diversa!!!
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